cARTeggi – n. 4 – Dicembre 2021


EDITORIALE

WINDOWS
Riflessioni 2.0 tra finestre reali e virtuali
di Sara Ornaghi, Psicologa-Psicoterapeuta, Arteterapeuta Clinica

Windows:  sistema operativo = cervello del computer che consente di gestire tutti i dati e tutte le applicazioni presenti in un ambiente di lavoro

….le finestre illuminate nei tardi e bui pomeriggi autunnali ed invernali che osservo passeggiando per strada, rientrando dal lavoro, respirando l’aria fresca carica dell’odore che solo quella stagione può avere….

Quei rettangoli illuminati, decorati da tende di diverse fantasie, colori e forme, scelti a seconda dello spazio che abitano e del gusto del suo proprietario.

Finestre con le tapparelle, le veneziane o le imposte, aperte o socchiuse.

Finestre da cui esce una luce in contrasto all’oscurità esterna. Una luce che mi riporta al calore di quelle stanze, mentre fuori è freddo e umido. Un calore luminoso che mi rimanda ogni volta al calore dell’intimità della propria casa, al colore degli affetti che in quelle stanze vengono vissuti, quelli che scaldano il cuore.
Quei rettangoli luminosi, da cui la luce entra, ma da cui anche esce. Quegli spazi aperti sul mondo, ma che delimitano un confine, seppure nella loro trasparenza. Vediamo e possiamo essere visti attraverso di loro. Ci possono nascondere coi loro accessori d’arredo, ma possono anche mostrarci, a seconda di ciò che noi decidiamo.
Le finestre, per un lungo periodo, sono state l’unico spazio per poterci affacciare sul mondo nel periodo del primo e serrato lockdown, sostituite dalle finestre virtuali dei nostri PC, smartphone e tablet.
Finestre tecnologiche che ci hanno consentito, e tuttora consentono, di presentarci all’Altro in una relazione virtualizzata.

Finestre sconnesse dal profumo del mondo esterno, abitate dal profumo intimo delle nostre abitazioni o dei nostri studi.
Finestre che hanno mostrato ciò che noi abbiamo scelto di mostrare, più o meno consapevolmente, più o meno preoccupati di esporre la nostra identità più intima.
Finestre che a volte si sono oscurate, o hanno interrotto la comunicazione, o l’hanno resa difficile per problemi di connessione, creando ad ognuno vissuti differenti e ci hanno costretti ad un adattamento on-line, in presa diretta, nei turni della conversazione, richiedendoci un maggior sforzo di sintonizzazione e attenzioni all’Altro.
Finestre che potevano mostrare una porzione di mondo e una porzione di noi.
Finestre che potevamo chiudere a nostro piacimento se qualcosa ci infastidiva, interrompendo la comunicazione, che potevamo silenziare o decorare con un’immagine profilo invece di presentare il nostro volto e la nostra voce.
Finestre che hanno comunque fatto passare una luce, quella dei nostri schermi, ma anche quella della consapevolezza che abbiamo bisogno dell’Altro, di sentirci connessi, guardati, ascoltati.

“La creazione di Adamo”, Michelangelo Buonarroti (particolare)


Finestre che abbiamo inizialmente percepito come limitanti e impossibilitanti una relazione reale, autentica, profonda, terapeutica.
Queste finestre hanno avuto e hanno sicuramente i loro limiti, ma tutti noi, chi un pò più per necessità, chi maggiormente motivato, le abbiamo aperte, cogliendone il potenziale.
La nostra mente (non solo un cervello), il nostro “sistema operativo”, ha richiesto un upgrade  per poter meglio gestire i dati e le informazioni che la situazione ci ha costretti ad affrontare. Abbiamo aperto domande e dubbi, spesso non sapendo come affrontarli e tanto meno risolverli. Ci abbiamo provato, abbiamo sbagliato, abbiamo provato e riprovato, aperto nuove domande e nuovi dubbi, proposto e trovato nuove soluzioni, per avvicinarci sempre più alla complessità che questa nuova realtà ci ha imposto e ci impone. Non abbiamo sicuramente trovato la risposta definitiva e probabilmente mai la troveremo ai continui dati che l’esperienza ci costringerà ad affrontare ed elaborare in nuove forme. Ma il desiderio, ciò che ci muove verso la luce[1], ciò che ci distingue da un PC, a tenere aperta quella finestra è forte.

Qualcuno, purtroppo, non ha avuto la forza di tenere aperte queste finestre e le ha chiuse definitivamente, con la conseguenza che la luce non ha più potuto entrare ed uscire, con l’inevitabile arrivo dell’oscurità. Qualcuno le ha sostituite alle finestre reali, forse preferendole perché tengono lontani quei profumi che il mondo reale porta con sè, connettendoci profondamente al nostro sentire.
Finestre….a volte più di una aperte sui nostri desktop…le abbiamo aperte, sono diventate il riquadro delle nostre relazioni e delle nostre terapie e finché qualcuno, da una parte o dall’altra, deciderà di chiuderle ci sarà sempre la possibilità che quella calda luce possa mostrarsi, possa portare calore, possa fluire da dentro a fuori e da fuori a dentro….per quanto, a volte, possa essere anche solo uno spiraglio.


I numerosi contributi di questo numero monografico di cARTeggi vogliono presentare i primi tentativi della pratica arteterapeutica e danzaterapeutica nella modalità ON-LINE. Ogni autore ha osservato aspetti differenti, potenzialità e limiti, proposto soluzioni e riflessioni personalizzate, sulle proprie caratteristiche, su quelle dell’utenza e delle risorse disponibili. Una cosa li accomuna: quel Desiderio di non perdere il contatto, insieme alla consapevolezza che la presenza terapeutica, in qualsiasi forma la si voglia intendere, può portare luce anche nei momenti più bui, che diventano così esperienza incarnata, vissuta, carica di significato e trasformata in nuova forma ed energia.

Il quinto numero di cARTeggi verrà pubblicato nel mese di maggio 2022. I contributi proposti devono pervenire alla redazione entro il 1 aprile 2022, accompagnati da liberatoria e presentati con le modalità richieste, all’indirizzo carteggi@lyceum.it. Per tutte le norme riguardanti la stesura, si rimanda alla HOME di cARTeggi.


[1] Desiderio: sentimento intenso che SPINGE a cercare qualcosa. Dal latino de-sidera= mancanza di stelle. Metaforicamente la mancanza di una luce guida, la spinta a ricercare quella luce guida, quel bagliore nella notte che può indicare la strada, esattamente come i marinai seguono le stelle nella notte per trovare la giusta rotta. Quel bagliore interno, verso cui tendiamo, che ricerchiamo, al fine di trovare la piena realizzazione di Sé.