Abstract
Considerando le implicazioni cliniche, psicologiche e sociali dell’Alopecia Areata, la Danzaterapia Clinica può essere un valido approccio terapeutico, che fornendo nutrimento al corpo, al cuore e alla mente, permette di attenuare il disagio psico-sociale derivato da questa patologia dermatologica, che ha diverse ripercussioni sulla qualità della vita della persona che ne è affetta. Il mio progetto dal titolo “IN CON-TATTO”, svolto in modalità on-line, grazie a forme di contatto con il proprio Corpo, con il proprio Sé e con gli Altri, è partito dal corpo colpito dall’ Alopecia per giungere al Corpo come nuova Risorsa di energia vitale.

Che cos’è l’Alopecia?
L’Alopecia è una patologia dermatologica che provoca la perdita parziale o totale di peli e capelli, determinata da una disfunzione del sistema immunitario che induce l’organismo ad attaccare i propri tessuti. È una condizione reversibile, causata da processi che riducono o rallentano la crescita dei capelli e dei peli senza però danneggiare irreparabilmente il follicolo pilifero.
Si dice “Areata” (AA) perché si manifesta sotto forma di chiazze glabre, che possono estendersi fino a coprire molte parti del corpo e l’intero cuoio capelluto, arrivando a perdere completamente, o quasi, tutti i capelli e i peli del corpo. In questi casi si parla di “Alopecia Universalis” (AU).
Sebbene l’AA sia un disturbo benigno dal punto di vista medico, il suo disagio emotivo e psicologico influisce gravemente sulla qualità della vita, soprattutto nei casi in cui la malattia è estesa e cronica.
Nel corso del tempo, i capelli hanno rappresentato la bellezza, la giovinezza e la salute, ma hanno anche fornito agli individui un senso di identità e autostima. Per alcuni individui, i capelli possono avere una connessione con una particolare fase della vita, possono rappresentare un gruppo etnico, uno status sociale e persino un senso di potere. Per le donne, i capelli rappresentano la femminilità e la capigliatura influenza la fiducia in sé stesse. La perdita di capelli comporta spesso ripercussioni psicologiche drammatiche e devastanti, legate alla percezione di un danno considerevole alla propria immagine, con un serio impatto sull’autostima, sulle esperienze sociali, psicologiche e sulla qualità di vita.
Diversi studi hanno riscontrato un’alta percentuale di disturbi psichiatrici nei pazienti con AA, con un range del 22-70% ed hanno individuato che le persone affette da alopecia presentano alti livelli di ansia e depressione. Oltre al tasso generalmente più alto di depressione; tra le donne le manifestazioni cutanee croniche sono solitamente associate a un maggior carico psicologico, inoltre queste pazienti manifestando spesso una sensazione di perdita di affetto da parte della famiglia e degli amici.
Come ci si potrebbe aspettare, i tentativi di suicidio sono più alti tra i pazienti con AU e AA diffusa. L’ideazione suicidaria è riportata nel 60% dei pazienti con AU, e nel 18% dei pazienti con alopecia localizzata. (Toussi et al., 2021).
Il peso psicologico della caduta dei capelli è significativo e non dovrebbe essere trascurato, ma rimane ancora poco studiato. L’AA provoca un peggioramento della qualità della vita correlata alla salute, pertanto, affrontare questo disagio dovrebbe essere una parte attiva del trattamento.
Alopecia e immagine corporea e sociale
Gli stereotipi estetici e culturali, lo stato di vita attuale e lo stadio di sviluppo del soggetto, sono variabili che possono interferire sulla costruzione della propria immagine corporea e sociale. Al giorno d’oggi facciamo particolare attenzione a come appare la nostra immagine agli altri, in generale ci preoccupiamo del nostro aspetto fisico e questo ha molta importanza nella nostra struttura sociale. Ecco perché i problemi legati ai capelli, giocano un ruolo fondamentale per l’autostima e possono creare significativi problemi psicologici e sociali, oltre alla paura della stigmatizzazione.
In uno studio qualitativo a cura di Aldhouse e colleghi del 2020, conducendo delle interviste sugli effetti psicosociali dell’AA, è stato riscontrato che sono importanti – se non più importanti – degli effetti fisici. L’alopecia modifica l’immagine corporea, ma anche l’immagine sociale, cioè come vogliamo apparire agli altri e questo provoca profondo disagio, preoccupazione e ansia. I pazienti che hanno partecipato alle interviste strutturate di Aldhouse si sentivano giudicati dagli altri; descrivono sentimenti di dolore, impotenza, depressione e riportano un notevole impatto sui loro stili di vita e sulle loro relazioni. Inoltre, i pazienti con AA convivono con una condizione senza trattamenti che assicurano la remissione e questo, per molti ha causato quasi una vita di lotte psicosociali.
Affrontare l’alopecia areata
Purtroppo, le terapie mediche più comuni non agiscono sulla causa che scatena la reazione autoimmune, che provoca la caduta dei capelli, ma agiscono per lo più a livello locale per riattivare i follicoli piliferi.
Da quanto emerge dagli studi presenti in letteratura sono diversi gli approcci alla patologia, anche se alcuni approcci hanno portato miglioramenti in merito alla ricrescita dei capelli ed hanno aumentato il benessere psicologico; non ci sono prove empiriche che dimostrano la completa efficacia con remissione totale dell’alopecia grazie ad una terapia in particolare, dal momento che i risultati sono variabili.
Uno studio qualitativo del 2009 a cura di Welsh e Guy ha esplorato le esperienze di individui che vivono con l’alopecia areata (AA) e l’alopecia universalis (AU) e ha analizzato i loro report sull’adattamento alla patologia e la gestione delle condizioni ad essa associata. Questa indagine ha utilizzato l’analisi fenomenologica interpretativa per fornire una prospettiva più olistica.
I risultati hanno rivelato alcune tipiche strategie di coping per affrontare la malattia utilizzate dai partecipanti.
Parlando di strategie di coping si fa riferimento alle modalità con cui le persone affrontano le diverse situazioni. Le risorse di coping costituiscono tutte le possibilità a cui è possibile affidarsi per gestire la situazione stressante. (Lazarus, 1974).
Inizialmente vi è una fase di evitamento e/o di negazione, i pazienti attivano meccanismi psicologici che rifiutano la malattia e tentano di nasconderla.
La persona vive poi una fase di fissazione, non riesce quasi più a nascondere la malattia, rimane così ancorata alla propria immagine, e ricerca un’identità corporea ideale o che si avvicini il più possibile all’immagine che aveva prima dell’insorgere dell’alopecia; sopraggiungono preoccupazioni per il cambiamento e paura per la reazione degli altri.
Poi le forme iniziali di coping maladattive vengono sostituite da forme più adattive, che riflettono un’accettazione incarnata. Infatti, i partecipanti allo studio in una seconda fase della patologia iniziavano a gestire gli effetti dell’AA/AU diventando più ottimisti nel convivere con l’alopecia.
La graduale accettazione avveniva anche grazie alla ricerca di cure e supporto, al coping religioso e al supporto della comunità, della famiglia e della condivisione della propria esperienza con gruppi di persone con la stessa patologia.
Condividere le esperienze con gli altri e ottenere sostegno da persone con la stessa malattia o con malattie simili può essere decisivo per il trattamento. I pazienti possono trarre sostegno emotivo e informazioni che possono migliorare la qualità della vita e aumentare così la compliance al trattamento.
Intervenire sul disagio psichico con la Danzaterapia Clinica
I pazienti affetti da alopecia vivono una sofferenza che può manifestarsi in modi diversi. Questo disagio può essere dovuto al cambiamento della propria immagine corporea, alla paura della stigmatizzazione, alla fatica provata nelle relazioni con gli altri e con l’ambiente, alla presenza di segni di ansia, stress o addirittura di sintomi psicopatologici che influenzano negativamente la qualità di vita.
Con la Danzaterapia Clinica è possibile accrescere i propri meccanismi di coping per affrontare le fatiche della patologia e sviluppare resilienza.
Rafforzando le proprie strategie di coping funzionale, è possibile mitigare e ridurre la portata stressogena della patologia, coltivando così ottimismo, senso di padronanza e autoefficacia, dato dalla percezione di poter esercitare un certo controllo sulla propria vita, sui propri comportamenti, regolando i propri stati mentali, le proprie emozioni e accrescendo la propria autostima.
La Metodologia della Danzaterapia Clinica permette di guidare la persona attraverso la scoperta delle possibilità proprie del corpo per giungere alla consapevolezza di vissuti emotivi più o meno inconsci. Si parte dal corpo colpito dalla malattia per giungere al corpo come nuova risorsa di energia vitale.
Attraverso la costruzione di questa graduale e profonda conoscenza, è possibile scoprire e sviluppare competenze che prima erano ignorate, per affrontare i diversi aspetti della patologia e per valorizzare la persona nella sua totalità.
Il potenziale del gruppo nella dimensione danzaterapeutica fornisce supporto sociale, conferendo la sensazione di essere accettati, apprezzati e di far parte di una rete sociale su cui poter fare affidamento. Accrescere le abilità di coping funzionali, permette di sviluppare resilienza e competenza nel superare le difficoltà e trarne un arricchimento in termini di risorse e crescita personale. Durante gli incontri si promuovono momenti di interazione con il gruppo per favorire il senso di appartenenza, l’identità di gruppo e la coesione sociale, per aiutare a trovare le proprie risorse per affrontare in modo funzionale la malattia e per lasciare da parte le strategie di coping maladattive
La Danzaterapia Clinica in particolare può rafforzare i meccanismi di coping incentrati sull’emozione (emotion-focused coping) ovvero tutti i tentativi regolativi per modificare l’impatto emozionale negativo dell’evento stressante (Folkman,1984).
Il rilascio delle emozioni accumulate e la loro canalizzazione all’interno del personale processo creativo e trasformativo della danzaterapia, permette di aiutare la persona nella gestione dei sentimenti negativi, fornendo spunti di riflessione, meditazione, integrazione di sé.
La danza, la musica e il potenziale del gruppo riescono a creare la cornice adatta a far emergere nuove conoscenze e competenze per gestire in modo più efficace, anche dal punto di vista cognitivo, e non solamente emotivo, tutti gli aspetti della patologia.
La Danzaterapia Clinica mette al centro il corpo e il suo movimento¸ grazie alla proposta di esperienze corporee e di movimento si cerca di ripristinare l’equilibrio psicofisico compromesso. Il corpo diventa tempio di rinascita di nuove possibilità e di nuove consapevolezze, mettendo in forma emozioni e vissuti personali. La dimensione danzaterapeutica riesce così a creare un clima di ritrovamento e rinnovamento, che valorizza il potere comunicativo del corpo. Il corpo diviene un mezzo per dare parola anche a chi ha difficoltà nella comunicazione, stimolando la fuoriuscita anche delle emozioni più nascoste alle quali permette di dare una forma.
La pratica danzaterapeutica clinica, inoltre, grazie alle sue potenzialità espressive, creative e trasformative, può essere indicata per alleviare i sintomi dello stress, i quali spesso sono riferiti come parte integrante degli eventi che portano l’esacerbare dell’alopecia e che portano anche all’insorgere di importanti psicopatologie. La danza, per il suo valore sociale, rappresenta per l’uomo una forma di espressione fin dai tempi più antichi, permette di sentirsi parte di un tutto e di esprimere sentimenti ed emozioni. La Danzaterapia Clinica rappresenta l’autentica essenza della danza, in quanto priva di strutture, convenzioni e tecnicismi, ma ne conserva le finalità comunicative ed espressive. Non vuole aderire a canoni estetici, non ricerca la perfezione e la purezza del gesto tecnico, ma è libera espressione del proprio mondo interiore. In questo modo è possibile conoscere i propri vissuti emotivi e dialogare con essi attraverso il corpo.
Ci sono diverse tipologie di proposte che possono venir integrate nella pratica danzaterapeutica, che possono favorire lo sviluppo di meccanismi di coping funzionali; per esempio, le tecniche di Centering, grazie alle quali è possibile focalizzarsi sulla propria esperienza interiore, percependo le sensazioni fisiche interne; gli esercizi di Grounding, grazie ai quali è possibile lavorare sulla percezione di radicamento e di contatto con il suolo, per sentirsi in armonia con il proprio corpo e per ritrovare la propria energia e vitalità. L’ascolto attento e profondo del respiro, guidato dal conduttore, permette di allentare le tensioni e può consentire la libera percezione delle sensazioni e l’espressione delle emozioni. Le stimolazioni sensoriali e il contatto corporeo aiutano la persona a creare un’immagine corporea più integra, dal momento che l’alopecia trasforma la propria immagine drasticamente e in pochissimo tempo, sgretolando parti del Sé.
La persona affetta da alopecia non si riconosce più nella sua immagine e può perdere del tutto il senso di identità corrispondente al proprio Sé corporeo. Grazie alle sensazioni cinestesiche prodotte dal contatto con il proprio corpo, infatti, si arricchisce lo schema corporeo, e con il movimento si raggiunge un rapporto definito con il mondo esterno. La musica accompagna la persona durante l’esplorazione e la condivisione dell’esperienza, permettendole di sentirsi libera e accolta in un’ambiente sicuro e protetto, dove poter fare ed essere quello che vuole, e dove può esprimersi con i gesti e le forme del corpo senza bisogno delle parole.
L’individuo può sviluppare un nuovo senso di competenza rispetto alle sue capacità e sentirsi più vitale e attivo nel proprio processo di trasformazione e nel proprio processo di accettazione positiva della propria immagine, sentendosi forte, stabile e in connessione profonda con il proprio corpo e con l’ambiente che lo circonda.
La danza guidata dal conduttore permette di dare uno scopo, un obiettivo al corpo. Creare forme artistiche che originano dal corpo stesso permette di sentirsi artefici di qualcosa di particolare e unico, permette di dare un senso ai propri gesti e di percepire il proprio corpo in un modo diverso; tutto questo restituisce un’accezione nuova al proprio Sé. La Danzaterapia Clinica dona un nuovo riconoscimento, regala una nuova curiosità, un nuovo modo di conoscere, offrendo un nuovo canale per accedere a questa parte del proprio Sé.
Grazie alle parole del conduttore, il movimento cresce in noi e crea la nostra danza, senza che quasi ce ne rendiamo conto. La danza nasce da noi in modo spontaneo, basta essere disponibili ad accoglierla.
Bibliografia
Aldhouse, N.V. J., Kitchen, H., Knight, S. Pati, J. «“‘You lose your hair, what’s the big deal?’ I was so embarrassed, I was so self-conscious, I was so depressed:” a qualitative interview study to understand the psychosocial burden of alopecia areata.» Journal Patient Report Outcomes, 2020.
Folkman, S. «Personal control and stress and coping processes: A theoretical analysis.» Journal of Personality and Social Psychology, 1984: 839-552.
Lazarus, R. S. «Psychological stress and coping in adapatation and illness.» The International journal of psychiatry in medicine, 1974: 321-333.
Toussi, A., Barton, V. R., Le, S. T., Agbai, O. N., & Kiuru, M. «Psychosocial and psychiatric comorbidities and health-related quality of life in alopecia areata: A systematic review.» Journal of the American Academy of Dermatology, 2021: 162–175.
Welsh Nina, & Guy Alison. «The lived experience of alopecia areata: A qualitative study.» Body Image, 2009: 194–200.
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