cARTeggi – n. 5 – Giugno 2022 EDITORIALE
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DIALOGHI Il valore del discorso come mezzo per confrontarsi su sentimenti e pensieri, tra due o più persone, ma, ampliandone la visione, anche ciò che attraversano due o più parti durante un dialogo. E ancora, scorgiamo nel Logos non solo la qualità della parola, ma il pensiero che prende forma sonora e consente di esprimere una propria realtà interna, organizzata e formata. ![]() Abitanti di una società civilizzata, pare che innanzitutto abbiamo interrotto il Dialogo con la nostra parte istintuale che parla il linguaggio degli affetti, dell’intuizione, delle sensazioni, della corporeità, deturpando l’esistenza di significati simbolici…quei significati che riempiono di senso la Vita. In uno spazio ormai antropocentrico, fondato sul consumo, il profitto ed il dominio, abbiamo interrotto il Dialogo con la Natura, intesa come la nostra corporeità/istintualità e come natura, mondo, ambiente fuori di noi, su cui vogliamo imporci e predominare, con le inevitabili conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Quella vitalità che è insita nel corpo e che Michela Bertelè ci ricorda esprimersi nelle Forme Vitali teorizzate da Stern. Quelle dimensioni dinamiche e corporee che sono alla base della sintonizzazione e della eteroregolazione emotiva, processi fondamentali in un percorso terapeutico. Il Dialogo tra corpi è un dialogo tra forme viventi, vitali, creatrici e generative di movimento e trasformazione, così come appare evidente nel contributo di Greta Marchesi, in cui racconta dell’esperienza di un intervento di danzaterapia con pazienti affetti da AIDS, in cui la dimensione mortifera è sempre presente, sebbene la scienza ormai consenta a tali persone di vivere a lungo. Il Dialogo tra corpi in un setting di DMT, caratterizzato dall’esperienza di contatto con la propria vitalità (Il Sé autentico direbbe Winnicott), si pone in antitesi al Dialogo col corpo medicalizzato del paziente. Un Dialogo che non unisce, ma separa, perché non caratterizzato dal volersi far attraversare dalla soggettività del paziente, ma che, a priori si rapporta con un corpo privato della sua soggettività e approcciato per la sola etichetta medica. Anche il contributo di Karin Morinelli ci riporta al Dialogo con la malattia, l’Alopecia Areata che, avendo un importante impatto sulla propria immagine/identità corporea mina la possibilità di attraversare la società, di presentarsi ad essa e parlare con essa in piena fiducia. Ogni corpo dialoga inevitabilmente con gli altri corpi che incontra. Altri corpi che possono mettere a disagio o diventare sostegno e condivisione di vissuti profondi, come ci racconta l’autrice. Come la danza in natura e nel setting in condizione di malattia diventano possibilità di recuperare forme di vitalità sopite, forse schiacciate, anche l’espressione coi materiali artistici è occasione per affrontare la disabilità, sostenere competenze e offrire spazio di espressione vitale di Sé, come ci ricorda Maria Cristina Arca nella sua lunga esperienza. L’esperienza artistica è stata occasione per affrontare la disperazione, la morte, lo sterminio per i bambini del ghetto di Terezin, grazie all’opera di Friedl Dicker-Brandeis. Ci riportano alla guerra e allo sterminio razziale e al potere della cura dell’arte le interviste di Margherita Gandini ad Elena Makarova e di Jessica Molinari a Federico Gregotti. Queste interviste sembrano aprire un Dialogo diretto con Friedl e coi bambini del ghetto, facendo rivivere dentro di noi, attraverso forme vitali attivate da immagini e parole evocative, sentimenti di profonda sofferenza e perdita di senso e speranza, ma anche di profondo coraggio ed eroismo. Coraggio ed eroismo nel raccogliere e con-tenere con responsabilità, forza e dedizione quella disperazione che altrimenti avrebbe dilagato oscurando la Vita. Dialogare con l’arte, in qualsiasi sua forma espressiva, può diventare Dialogo con la Vita, fuori e dentro di noi, di cui facciamo parte. Dialogare con l’arte è un dialogo continuo con la Bellezza, quella Bellezza che deriva dall’essere vitali, dal creare, dal dare forma ai propri contenuti interni che si incontrano con le forme vitali altrui. È dare forma, è dare senso, simbolizzare e riempire. È non lasciare cadere in un vuoto privo di significato. Quel significato profondo che, in un mondo di guerre, violenze, comunicazioni via chat, desiderio di potere e dominio, l’Uomo, sempre più concentrato su se stesso e deresponsabilizzato nei confronti di ciò che lo circonda, pare avere dimenticato. E allora forse vale la pena cercare di ricordarlo: che l’arte è Bellezza e la Bellezza è Vita e che se continuiamo a guardare la Vita in una continua dimensione dialogica allora forse riusciremo ad attraversala a pieno e, come terapeuti, ad accompagnare qualcuno attraverso una parte di essa, raccogliendo e con-tenendo con coraggio e responsabilità ciò che le loro forme portano. Il sesto numero di cARTeggi verrà pubblicato nel mese di dicembre 2022. I contributi proposti devono pervenire alla redazione entro il 20 ottobre 2022, accompagnati da liberatoria e presentati con le modalità richieste, all’indirizzo carteggi@lyceum.it. Per tutte le norme riguardanti la stesura, si rimanda alla HOME di cARTeggi. |
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