ARTICOLO FRIEDL DICKER BRANDEIS, STUDENTESSA DEL BAUHAUS, PITTRICE D’AVANGUARDIA, INSEGNANTE D’ARTE Intervista a Elena Makarova, condotta da Margherita Gandini. Traduzione di Maria Makarov
Museo “Lentos”, Linz (Austria) – Mostra dal 26/2 al 29/5/2022
Margherita Gandini intervista Elena Makarova, traduce Manja Makarov
Friedl Dicker Brandeis, artista e insegnante d’arte, con un’esperienza di vita intensa e dolorosa, costituisce un valido esempio di generosità e creatività, una sfida fatta di idee democratiche e libertà e, anche, una ricca eredità di ideali per ogni arteterapeuta che creda nel potere terapeutico dell’arte. Una figura importante, quindi, ma ancora poco conosciuta.
E’ quindi un grande successo che un museo importante come il Museo “Lentos” di Linz ospiti una mostra dedicata al percorso artistico e di vita di questa straordinaria artista, figura alla quale gli arteterapeuti di Lyceum sono particolarmente legati, in quanto viene considerata la persona che, per prima, ha intuito il potere terapeutico insito nell’arte, quando ancora l’arteterapia era un’esperienza sconosciuta, trasmettendo questo sapere a Edith Kramer, sua allieva, considerata pioniera dell’arteterapia, progenitrice del modo “Arte come Terapia” e fondatrice del Master in Arteterapia presso la New York University. Anche gli Esperti di Laboratorio Artlab di Lyceum si sentono a lei fortemente connessi, in quanto l’approccio della Formazione ArtLab si ispira alla particolare metodologia elaborata da Friedl Dicker Brandeis e ricostruita da Elena Makarova.
Intervisto pertanto Elena Makarova, artista ebrea che vive e lavora in Israele, storica dell’arte, scrittrice specializzata in biografie di artisti vittime dell’olocausto e docente Lyceum, che ha avuto un particolare ruolo nell’organizzazione di questa mostra, essendo la biografa ufficiale di Friedl Dicker-Brandeis, alla quale ha anche dedicato un romanzo biografico dal titolo “Friedl”, scritto in lingua russa e non ancora tradotto. (foto 2 elena)
Elena, prima di affrontare il discorso sulla mostra dedicata a Friedl Dicker-Brandeis, ci puoi brevemente riassumere la sua vita?
E’ molto difficile riassumere la vita di Friedl, seppur breve è stata segnata da molti avvenimenti di particolare rilevanza, collegati alla storia europea dei primi decenni del ‘900.
In ogni caso posso brevemente sottolineare le tappe fondamentali della sua storia.
Friedl Dicker Brandeis, artista ebrea, nasce nel 1898 a Vienna e viene uccisa nel campo di sterminio di Birkenau nel 1944. Orfana di madre, si dedica allo studio delle belle arti, approfondendo l’arte tessile e la fotografia, si trasferisce in Germania per studiare al Bauhaus, scuola tedesca innovativa di arte e design, dove incontra insegnanti d’arte di particolare rilievo come Kandinsky, Gropius, Paul Klee, e dove respira ideali democratici. Essendo molto sensibile ai principi di uguaglianza sociale, si impegna in una strenua opposizione al dilagare del nazismo, crescente nell’Europa di quei tempi, dedicandosi ad un’attività politica clandestina, per questo viene arrestata e subisce alcuni violenti interrogatori e diversi mesi di prigionia.
Costretta ad abbandonare la brillante carriera artistica, nel 1934 emigra a Praga, a quei tempi rara roccaforte democratica in un’Europa invasa dal nazismo. Qui dal 1934 al 1938 diventa insegnante d’arte per i bambini del ghetto di Praga, dove ha modo di osservare come i bambini utilizzano l’arte per far fronte ai loro traumi.
Nel 1942 Friedl viene deportata nel campo di transito di Terezin, dove conduce percorsi artistici per centinaia di bambini allontanati dalle loro famiglie e ricoverati presso i dormitori infantili del campo.
A Terezin, con i suoi laboratori d’arte, Friedl si pone l’obiettivo di riequilibrare il mondo emozionale dei bambini, devastato dagli eventi. Utilizza tutto il suo sapere per facilitare in loro lo sviluppo della concentrazione e del processo creativo, attivando le loro parti più vitali e compensando la loro confusione di spazio e di tempo.
Friedl si rende conto degli effetti positivi che l’esperienza artistica ha sui bambini ed inizia a scrivere le sue osservazioni circa il valore terapeutico dell’arte rivolta all’infanzia.
Si propone di pubblicare i propri studi non appena fosse terminata la guerra.
Friedl fa anche un importante lavoro di catalogazione dei disegni, scrive su ognuno il nome e la data dell’autore e conserva i disegni in alcune valigie che nasconde in modo così accurato che verranno trovate soltanto molto tempo dopo la sua morte.
Questi disegni sono stati fondamentali per il riconoscimento della figura di Friedl, se non ci fossero stati non si sarebbe potuto riconoscerne il valore.
Io ho ricostruito attentamente la sua storia e credo non sia un caso, penso che Friedl mi abbia scelto. Per questo mi sento particolarmente legata a lei.
Da chi è partita l’idea della mostra?
L’idea di allestire una mostra dedicata a Friedl Dicker-Brandeis è nata dal direttore del museo “Lentos” di Linz e dalla curatrice della mostra, Brigitte Reutner-Doneus.
Hanno avuto occasione di leggere il catalogo che ho scritto per una mostra dedicata a Friedl di cui sono stata curatrice molti anni fa e questo ha acceso il loro interesse per questa straordinaria artista e pedagogista, quindi mi hanno contattata perché li affiancassi in questo lavoro. Soprattutto mi hanno chiesto gli indirizzi dei proprietari dei lavori di Friedl, in modo da riuscire a recuperarli. Dall’ultima mostra, però, sono passati venti anni, pertanto non tutte le persone di cui avevo gli indirizzi sono state rintracciate.
Molte opere sono state nel frattempo vendute, altre sono state donate a differenti musei. Non è stato semplice raccogliere le oltre 200 opere presenti in mostra, provenienti da tutta Europa.
Tra l’altro molti dei lavori realizzati da Friedl nell’ultimo periodo, nel campo di Terezin, sono finiti in America e non si è riusciti a recuperare nessuna di queste particolari opere. Pertanto, per alcuni di questi lavori, considerati importanti, sono state fatte delle copie.
Sono in mostra anche molti disegni realizzati dai bambini nei laboratori condotti da Friedl nel ghetto di Praga e nel campo di transito di Terezin. Una parte di questi disegni sono conservati in un museo in Olanda che ha dato il consenso affinché alcuni di questi venissero portati in mostra, altri sono custoditi dal museo di Arte Ebraica di Praga che non ha acconsentito all’esposizione dei lavori infantili, pertanto sono state fatte alcune copie.
L’allestimento è stato fatto da un architetto, vuoi parlarci del suo particolare ruolo?
Si tratta dell’architetto Georg Schrom che ha un ruolo importante nella custodia delle opere di Friedl e che spesso è intervenuto, a vario titolo, nell’organizzazione di iniziative a sostegno della memoria di Friedl. Poldi Schrom, zia di Georg Schrom, è stata assistente di Friedl nel periodo in cui lei ha gestito il suo atelier di belle arti a Vienna, dopo aver terminato gli studi al Bauhaus e dopo aver chiuso un atelier a Berlino, a causa della morsa nazista che si faceva sempre più feroce in Germania. Poldi Schrom ha lavorato accanto a Friedl e ha imparato molto da lei.
Nel 1934 Friedl viene arrestata per propaganda contro il Fuhrer e per aver falsificato alcuni documenti che dovevano facilitare l’emigrazione di alcune famiglie ebree negli USA, quindi abbandona l’atelier di Vienna e, in seguito, si trasferisce nel ghetto di Praga. Di conseguenza, anche Poldi Schrom viene considerata pericolosa dalla polizia nazista e viene mandata ai lavori forzati, a costruire trincee. Un lavoro pericoloso e pesante, da cui fortunatamente si salva rifugiandosi nell’abitazione di alcuni contadini che l’accolgono come cuoca, proteggendola.
Prima di partire, però, Poldi Schrom aveva nascosto accuratamente molti lavori di Friedl in quella che era la camera oscura dell’atelier, tanto cara a Friedl nel suo lavoro di fotografa.
Al ritorno dai lavori forzati, Poldi Schrom è tornata nell’atelier e ha ritrovato i lavori di Friedl intatti, esattamente dove li aveva nascosti e li ha conservati con grande affetto e cura nel corso della sua vita.
L’atelier ha continuato a funzionare grazie al lavoro di Poldi Schrom che ha anche acquistato l’immobile diventato la sua personale abitazione. Alla sua morte lo spazio è stato ereditato dal nipote, esattamente l’architetto Georg Schrom, dove tuttora vive e dove continua a conservare le opere di Friedl, divenutone grande estimatore.
L’architetto Georg Schrom, quindi, ha messo a disposizione del museo “Lentos” molte delle opere di Friedl in suo possesso e ne ha anche curato l’allestimento.
Ci vuoi parlare del particolare allestimento della mostra?
La mostra occupa uno spazio molto ampio. Sono state create diverse aree che rappresentano alcune fasi della vita di Friedl.
Ovviamente non è stato possibile fare una netta divisione, infatti si è rispettato anche l’ordine cronologico, ma sono individuabili delle tematiche che hanno contraddistinto l’evoluzione personale ed artistica di Friedl:
i progetti architettonici che lei condivideva con quello che è stato il suo compagno di vita e lavoro, l’architetto Franz Singer, insieme al quale sognava un mondo migliore e città ideali dopo gli orrori della guerra;
le creazioni tessili legate agli studi di tessitura al Bauhaus e alla Scuola di Belle Arti di Vienna;
gli studi fatti al Bauhaus, quindi una rappresentazione pittorica e scultorea più astratta influenzata dalla corrente del “costruttivismo” che circolava al Bauhaus;
il periodo di rappresentazione figurativa, più intimo e personale, comparso in età più matura;
i lavori di fotografia legati agli studi sulle tecniche di stampa e i collage che, a quei tempi, costituivano una tecnica innovativa;
le opere infantili realizzate dai bambini all’interno dei laboratori artistici creati da Friedl nel ghetto di Praga e nel campo di Terezin. Si tratta di opere fondamentali che rappresentano il suo ruolo di pedagogista ed insegnante d’arte, che le ha permesso di formulare dei criteri sull’elaborazione di un metodo di laboratorio da utilizzare con l’infanzia…
Sono in mostra anche una raccolta di strumenti musicali in legno che venivano usati da Friedl per coinvolgere i gruppi di bambini che partecipavano alle sue lezioni che non si fermavano a mere lezioni tecnico artistiche, ma erano mirate a coinvolgere globalmente la persona, pertanto non entrava in gioco solo il gesto artistico, ma anche il movimento, il ritmo, la voce, il racconto… e anche la musica…
In una zona centrale è possibile seguire 4 film che io ho realizzato con l’aiuto del regista Efim Kuchuk sulla vita di Friedl, intervistando le persone che l’hanno conosciuta e amata e anche i bambini che hanno partecipato ai suoi laboratori e che sono sopravvissuti all’olocausto.
Tutto ciò concorre, nel visitare la mostra, a percepire lo spirito di Friedl, a respirarne l’energia e la sensibilità, cogliendo il suo talento artistico.
Elena, qual è stato il tuo ruolo nell’organizzazione della mostra?
Essendo la biografa di Friedl, ho fornito al museo molte informazioni, in modo da creare la sua linea di vita. Ho scritto il catalogo, sottolineando il suo lavoro di artista e di pedagogista, ho fatto una critica dei suoi lavori artistici. Inoltre, ho dato in prestito al museo uno dei lavori di Friedl di mia proprietà, il mio preferito.
Organizzerò anche un workshop all’interno del museo attorno alla metà di maggio, a cui parteciperanno diverse persone provenienti da tutta Europa, persone che conoscono e stimano Friedl. Parteciperanno anche gruppi di studenti in Arteterapia di alcune scuole europee, in quanto la riconoscono come colei che ha gettato le basi per un lavoro in arteterapia e nel campo dei laboratori artistici espressivi. Sarà interessante incontrare la sensibilità di Friedl all’interno della mostra e poi lavorare con i materiali artistici lasciandosi trasportare dalle emozioni.
Negli ultimi tempi si è risvegliato un forte interesse per la figura di Friedl Dicker che invece a lungo pareva dimenticata, a parte il tuo incessante e instancabile lavoro di ricerca e di promozione della sua figura. A cosa pensi che sia dovuto questo particolare interesse per Friedl che si sta risvegliando in ambiti differenti e in diversi luoghi europei?
Friedl, nella sua vita breve, è riuscita a fare tutto ciò che può fare un’artista e una pedagogista e anche in condizioni poco sopportabili. Io credo che avvicinandosi alle sue opere si possa rivivere il suo percorso di vita, traendone un esempio di forza e osservando come la creatività può svilupparsi a partire da un limite.
Inoltre, in questi tempi bui, dove la guerra si ripresenta alle porte dell’Europa, il percorso di vita di Friedl è quanto mai attuale.
Aggiungo che, negli ultimi tempi, in molti ambienti culturali, si sta cercando di dare rilievo alle figure femminili che, in un qualche modo, hanno cambiato il corso della storia, proprio perché spesso le donne in passato sono state dimenticate. La storia di Friedl si presta bene anche per essere letta da questo punto di vista.
Proprio per questo ci saranno due nuove mostre dedicate a Friedl che verranno organizzate a Vienna in autunno, in due importanti musei.
Una riguarderà l’atelier di belle arti condotto da Friedl Dicker e dal compagno Franz Singer a Vienna. Anche in questo caso collaborerò alla creazione di questa mostra, fornendo informazioni sulla vita dell’artista.
Un’altra interessante mostra avrà luogo sempre a Vienna, probabilmente nel mese di novembre, riguarderà le arti decorative a Vienna nel secolo scorso ed esporrà una grandissima collezione di opere di Friedl.
Insomma, possiamo dire che questo è finalmente l’anno del riconoscimento di Friedl!
Questa non è la prima mostra che viene dedicata a Friedl. In passato tu sei stata curatrice di alcune sue mostre, vuoi parlarcene?
Sì, sono stata curatrice di una mostra dedicata a Friedl che poi è stata proposta in diverse città, un po’ in tutto il mondo. Anche in questo caso avevo scritto il catalogo della mostra che è stato tradotto in diverse lingue.
Sono stati molti i lavori di Friedl che sono riuscita a recuperare da diversi proprietari per portarli in mostra. Inoltre, sono stati esposti anche i lavori realizzati dai bambini sotto la guida di Friedl, proprio quelli custoditi al Museo d’Arte Ebraica di Praga.
La mostra ha molto viaggiato ed è stata allestita in città diverse: Vienna, Graz, Parigi, Berlino, nella sede tedesca del Bauhaus, Krumlov, Stoccolma, Los Angeles, New York e in Giappone presso 6 musei, tra cui Tokio.
Ognuno di questi musei aveva caratteristiche differenti, alcuni erano incredibilmente spaziosi e potevano ospitare una grande quantità di opere, altri avevano spazi angusti, quindi ogni volta dovevo decidere a quali opere dare rilievo.
La cosa più inquietante è che ero responsabile dello stato delle opere che hanno viaggiato molto e attraversato tutto il mondo e questo mi preoccupava molto, ma fortunatamente non sono successi incidenti.
Ti ringraziamo, Elena, per il tuo incessante lavoro di ricerca e di promozione dell’esperienza e dell’opera di Friedl Dicker, a cui, come arteterapeuti, ci sentiamo particolarmente legati e alla cui figura Lyceum si ispira anche a livello metodologico, soprattutto per i Laboratori Esperienziali ArtLab.
Concludo l’intervista con la forte percezione che Elena Makarova abbia un particolare e segreto legame con Friedl, da cui trae ispirazione e nutrimento. Sento che Elena non è soltanto la biografa di Friedl, ma che ha sviluppato per lei una sorta di identificazione, forse dovuta anche all’esperienza personale di aver vissuto, come Friedl, in un paese come la Russia, dove la libertà di movimento e di pensiero sono state ostacolate per un lungo periodo.
Rinnoviamo la speranza che l’interesse che si sta muovendo intorno alla figura di Friedl porti qualche Casa Editrice italiana a tradurre e pubblicare il romanzo biografico scritto da Elena Makarova e dedicato a Friedl, la cui lettura fortemente interessa a molti, tra cui in modo particolare gli arteterapeuti che si riconoscono nel metodo “Arte come Terapia” e gli Esperti di Laboratorio Esperienziale “ArtLab” di Lyceum.