Il mio progetto E-Motus propone l’applicazione della Danzaterapia Clinica nel trattamento della malattia di Parkinson, notoriamente caratterizzata da disturbi del movimento spesso accompagnati da disturbi di natura emotiva, categorie sintomatologiche che presentano una forte influenza reciproca: stati emotivi negativi portano o sono conseguenza dell’intensificazione delle problematiche motorie, mentre una maggior serenità può corrispondere a una miglior gestione degli aspetti somatici.
A partire dal mio tirocinio per il terzo anno di formazione in Danzaterapia Clinica di Lyceum Academy – svolto presso la sezione torinese dell’Associazione Italiana Parkinsoniani – ho lavorato all’elaborazione di specifiche applicazioni della nostra metodologia nella malattia di Parkinson, confluite nella mia tesi finale.
La danza trova da tempo spazio in progetti dedicati a persone con il Parkinson, per le sue caratteristiche psicocognitive che stimolano il movimento dei pazienti grazie soprattutto alla musica – la quale agevola il superamento dei blocchi motori aprendo possibilità inattese – e grazie agli elementi relazionali ed estetici dell’attività, che incrementano aspetti di gratificazione. È stato dimostrato infatti che un avvicinamento a tecniche del balletto, del tango, della danza moderna e contemporanea, può contrastare la sintomatologia, la quale può risultare ridotta o superata durante la pratica, con ricadute positive sulle strategie di adattamento durante la vita quotidiana.
La Danzaterapia Clinica, però, non impiega la danza come mezzo di riabilitazione neuromotoria, né come intrattenimento o attività educativa, bensì interviene sull’interiorità del paziente per supportarlo nel proprio percorso esistenziale. Innescando un processo creativo – anziché basarsi sulla riproduzione di movimenti o sull’acquisizione di tecniche e stili – assume il valore di un’esplorazione che riguarda la creazione di senso e la riformulazione costante della propria identità attraverso i processi di simbolizzazione offerti dalla ricerca artistica.
Pur appoggiandosi all’attivazione neuromotoria prodotta dalla danza nelle persone con Parkinson e alle straordinarie possibilità che apre, la Danzaterapia Clinica permette di eludere il senso di impotenza suggerito dalla malattia principalmente attraverso il conoscersi per come si è autenticamente nel qui e ora della relazione con il mondo, e non per come si “dovrebbe” essere. Potenzia le risorse senza perdere l’attenzione verso la complessa integrazione delle condizioni della malattia. Si accompagna quindi alla psicoterapia, ma percorrendo la strada del corpo, per approfondire un percorso importante di autoconsapevolezza e autodeterminazione.
Ho documentato il lavoro svolto durante progetto nel video dal titolo E-Motus, grazie al contributo di alcuni professionisti della cura e degli utenti che con grande apertura hanno acconsentito a partecipare alle riprese.
Buona visione.
Elena Maria Olivero, ha un percorso eclettico di studio e pratica di diversi linguaggi artistici – da quello grafico-pittorico, alla danza, al teatro, al cinema, al video e alla fotografia – dei quali nel tempo ha colto il potenziale di crescita e trasformazione individuale e collettiva. Ha studiato danza con diversi maestri – fra i quali Eugenio De Mello (TREx) e Francesca Cinalli (Tecnologia Filosofica) – recitazione presso la formazione del Tangram Teatro Torino, cinema nell’ambito delle attività di Immagina / MonFilmFest.
È Danzaterapeuta Clinica, in formazione come Arteterapeuta Clinica presso Lyceum Academy e formatrice nell’ambito di percorsi creativi che coinvolgono i linguaggi del corpo e delle arti visive con studenti e adulti. Collabora con il Dipartimento Educativo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, importante ente di promozione dell’arte contemporanea. Porta avanti una personale ricerca in ambito performativo e visivo. Ulteriori info su SITO e FACEBOOK