cARTeggi – n. 6 – Dicembre 2022


ARTICOLO
IL VALORE DEL GESTO. QUANDO LA DANZATERAPIA PASSA ATTRAVERSO IL TOCCO DELLE MANI
di Greta Marchesi, Tecnico della riabilitazione psichiatrica e Danzaterapeuta Clinica Lyceum Academy

“Come un giardino la nostra vita ha bisogno di cura e attenzione, di piccoli gesti che portino bellezza e disciplina, di promesse e semi di tenerezza.”1

Leggendo questa frase, tratta da Il Mandala della vita di Berrino e Bortolazzi, quasi istantaneamente si è riacceso in me il ricordo di un incontro, vissuto durante il mio percorso di Danzaterapia Clinica in un centro diurno per disabili adulti.

L’incontro con una delle partecipanti, Katia, è stato lo stimolo per molte riflessioni sulla pratica della Danzaterapia ed è stata una perfetta esemplificazione di come tutto ciò che facciamo abbia un fondamentale valore comunicativo e di relazione, con l’altro e con il mondo esterno.


IL PERCORSO DI DANZATERAPIA E L’INCONTRO CON KATIA

Durante il percorso, che prevedeva la partecipazione di cinque persone molto diverse tra loro, ho avuto la possibilità di incontrare Katia.
Katia è una donna di circa 40 anni, ha una forma di disabilità grave, con ritardo cognitivo e una compromissione sia sul piano fisico che psichico, che la rende totalmente dipendente dall’altro.
Dal punto di vista fisico, Katia ha un corpo con obesità e fatica a muoversi, per questo motivo trascorre la maggior parte del tempo seduta.
Questo accadrà anche durante tutti i nostri incontri, che passerà interamente sulla sedia.
Katia non parla, se non per qualche sporadico vocalizzo, ed ha un’espressione del viso costantemente contratta ed immutabile.
Il suo mondo interno, i suoi pensieri, le emozioni, i desideri, faticano ad uscire verso l’esterno, è molto difficile comprendere quello che Katia prova o pensa, le sue reazioni interiori a quello che accade intorno a lei.

Nel mio primo incontro ho trovato di fronte a me una donna statica, con un viso quasi amimico e il corpo in una posizione di chiusura.
La sfida, sin da subito, è stata dunque capire come poter coinvolgere questa donna in un lavoro di questo tipo, cercare delle modalità per aprire degli spazi di interazione.
Di fronte a forme gravi di disabilità psichica, tra i compiti della Danzaterapeuta vi è anche la ricerca di nuovi canali comunicativi, di strategie che permettano, grazie agli strumenti che la pratica mette a disposizione, di costruire un ponte, di accorciare le distanze e rendere possibile un dialogo.

A partire dall’incontro successivo ho pertanto iniziato a proporle il contatto tra le sue mani e le mie, immaginando che quello potesse essere un primo, piccolo, gesto per permetterle di conoscermi ed entrare con i suoi tempi nella relazione.
Inizialmente, mi sono limitata ad avvicinare le mie mani, che lei sfiorava fugacemente, per poi ritrarsi.

Con il passare degli incontri, Katia è riuscita ad appoggiare le sue mani sulle mie, per un tempo che si faceva via via più lungo.
Il lavoro con lei è stato di graduale e lento avvicinamento, la costruzione di una relazione che passava, settimana dopo settimana, attraverso il semplice tocco delle mani.

La Danzaterapia Clinica, che utilizza il non verbale e considera importante tutto ciò che accade, è uno strumento estremamente prezioso per le forme di disabilità psichica grave, poiché riesce a prendere le mancanze, apparentemente insuperabili, e trasformarle in risorse.
Le strategie che la metodologia mette a disposizione consentono di valorizzare ogni singolo gesto, per quanto piccolo, rendendolo parte fondamentale di un racconto di sé, a sé e all’altro.
Ad aiutarmi, in questo percorso fatto di piccoli passi, c’è stata la grande passione di Katia per le musiche: con l’inizio dei brani, tutto il suo corpo cambiava, vi era come una attivazione istantanea.
Insieme alle musiche, Katia spesso congiungeva le mani al petto, le sfregava e oscillava velocemente in avanti e indietro con il busto, movimento che secondo i suoi educatori corrispondeva ad una manifestazione di gioia.
Questo suo interesse le ha permesso, quando le nostre mani erano vicine, una sopra l’altra, di lasciarsi guidare nel movimento insieme alle musiche, nel sintonizzare i propri movimenti con i ritmi e le melodie, nel sentire di potersi lasciare trasportare dai suoni.

Parallelamente, la nostra relazione si è costruita anche attraverso lo sguardo: gli occhi di Katia hanno incontrato i miei, in un dialogo silenzioso, nel superamento di quella distanza che la parola non era capace di colmare, ma che il corpo, con le sue grandi potenzialità, sa accorciare.
Durante i momenti di contatto, tra le mani o attraverso gli occhi, molte cose cambiavano, istantaneamente, nel corpo di Katia.
I lineamenti del viso si facevano più distesi, lo sguardo smetteva di essere rivolto ad un orizzonte lontano e incontrava il mio, tutta la colonna vertebrale sembrava distendersi, allungarsi verso l’alto e trovare una nuova forma, una possibilità nuova di prendersi il proprio spazio.

Il percorso con lei è stato un cammino di scoperta fatto di piccoli gesti come inizio di un incontro, tra me e lei.


LA POTENZA DEI PICCOLI GESTI

La Danzaterapia, come dice la parola stessa, ha come fulcro la danza, concetto che la mentalità comune identifica con il movimento armonico, esteticamente bello, a volte spettacolare, dei corpi.
Ma il termine danza può declinarsi in infinite sfumature, è un ventaglio di possibilità estremamente ampio e variegato.
Esistono tanti modi di danzare, quante sono le persone.
Diventa fondamentale ampliare le vedute e riuscire a considerare danza ogni movimento, piccolo o grande che sia, riconoscere in qualsiasi corpo la possibilità di danzare.

Una volta scardinato questo paradigma, aperta la porta delle infinite possibilità di espressione, si può scoprire che anche in un gesto apparentemente molto semplice, come può essere appunto il contatto tra due mani, c’è una grande potenza e uno speciale valore comunicativo.

Questi piccoli gesti, nella loro semplicità, possono essere manifestazioni di bellezza, sono rappresentazioni in movimento di ciò che siamo: il corpo è la testimonianza del nostro essere nel mondo.
I miei semplici gesti, e di conseguenza i suoi, hanno saputo portare bellezza nel corpo di Katia, che in quei momenti diventava manifestazione delle sue sensazioni interiori, di gioia, di scoperta, di benessere.
Come afferma Virgilio Sieni, nell’intervista raccolta dal Dizionario minimo del gesto, “il corpo non è un monoblocco, né un unisono in cui tutto coincide. Il corpo è un insieme di risonanze” (2019, pag 21). 2
Queste risonanze, appunto, possono essere espresse in tante modalità diverse, alle quali va garantita la giusta cura ed attenzione.
La delicatezza delle sue carezze alle mie mani poneva semi di tenerezza, così difficile da immaginare qualche minuto prima, di fronte ad una prima osservazione di Katia.
Virgilio Sieni ritiene che “il gesto è la sede di un processo che punta ad un incontro: con sè stessi, con gli altri, con il mondo” (2019, pag. 13). 3
Sono dunque le potenzialità espressive del gesto a metterci in comunicazione con gli altri, ad esprimere anche senza bisogno della parola.
Nel setting di Danzaterapia Clinica ogni gesto ha valore e va osservato e maneggiato con cura, riconoscendone la grande valenza comunicativa.
E’ interessante, inoltre, pensare che la danza, qualunque essa sia, non è che un insieme, più o meno armonico, di singoli gesti.
Come Afferma Sieni infatti “ogni volta, quando cominciamo a muoverci, compiamo tanti piccoli gesti di cui non ci accorgiamo: gesti quasi invisibili. Quello che definiamo movimento, in realtà ne comprende tanti altri” (2019, pag. 51). 4

Nostro compito, come Danzaterapeute Cliniche, è dunque osservare ed ascoltare quel che non si sente per penetrare una realtà che non è espressa con il linguaggio convenzionale, ma passa per vie comunicative diverse.
La danza che emerge durante i nostri incontri è ogni piccolo o grande gesto, ogni parola o silenzio che faciliti il porsi in gioco dell’altro.
La bellezza che scaturisce da questi piccoli gesti, dalla possibilità di agirli come manifestazione unica e speciale di sé nel mondo, è una delle scoperte che l’esperienza di Danzaterapia Clinica rende possibile.


Bibliografia

Berrino F. Bortolazzi E., Il Mandala della vita, Mondadori, 2022

Palma M., Dizionario minimo del gesto, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2019

 

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